Il settore moda italiano ha registrato un +3,5%.

L’intero sistema moda conta circa 82 mila imprese attive, di cui 20.559 in ambito pelletteria (25%), 45.882 in ambito abbigliamento (56%) e 15.493 in ambito tessile (19%). Nei primi mesi del 2019 il settore sta registrando una tendenza del +3,5%, positivo ma un po’ sotto tono se comparato alle altre nazioni europee.

L’Europa ha realizzato un tasso medio annuo di incremento del fatturato del 7,4% dal 2013 ad oggi. In questo contesto spiccano Danimarca (+13,6%) e Spagna (+10,1 %), uniche ad andare in doppia cifra. Sotto la media europea Regno Unito (+5%) e Italia (+3,5%). In calo la redditività, con l’EBIT margin (indicatore di redditività) europeo che si attesta a quota 15,3 per cento nel 2017 (era al 17 per cento nel 2013). Anche qui sono i gruppi danesi (22,6 per cento nel 2017) a dominare la classifica, seguiti stavolta dalle compagnie francesi (19,6 per cento).

Con circa 500 mila occupati (+0,3% rispetto al 2016), l’industria della moda è il secondo settore manifatturiero in Italia dopo le attività metallurgiche.

Tessile.

Uno dei pilastri dell’economia nazionale, il tessile, con oltre 78 miliardi di euro di fatturato, ha generato nel 2018 più di 51 miliardi di euro dal commercio con l’estero, registrando un +8% rispetto all’anno precedente. Le imprese attive nel settore tessile sono circa 15.500, concentrate prevalentemente nelle aree del Centro e del Nord-Est.

Il settore tessile ha un ruolo primario per l’intera filiera: il comparto, infatti, incide per il 26,7% sul valore della produzione moda, per il 27% sul fatturato totale e per circa il 20% sull’export tessile-abbigliamento complessivo. Tra le imprese tessili attive in Italia, la maggior parte è impegnata nella fabbricazione di tessuti confezionati (32,5%) e nella finitura di tessuti (14,9%): un sistema che impiega circa 17mila addetti, con un giro d’affari di oltre 20 miliardi di euro. Anche il tessile per l’arredo-casa cresce oltre confine, con un andamento del +2,3%.

 Abbigliamento.

Nel caso della parte più alta della filiera, i noti marchi italiani mantengono una crescita produttiva e di fatturato positiva, fortemente condizionati dalle vendite all’estero che sono in grado di raggiungere. In primis l’Alta Moda italiana si conferma al top nel mercato internazionale.

La miglior performance risulta realizzata dalla calzetteria, il cui export vede un aumento del +4,4%; segue la maglieria, in crescita del +3,5%. L’abbigliamento confezionato invece totalizza un incremento pari al +2,6%.

Con riferimento al solo abbigliamento, le stime prevedono un sensibile aumento delle vendite al dettaglio nel mercato globale (a 2.600 miliardi di dollari nel 2025 dai 1.685 miliardi di dollari nel 2015).

Le proiezioni confermano che i paesi a maggior potenziale di crescita per vendita all’estero dell’abbigliamento sono Cina e India, seguiti da Brasile e Russi

Export.

Le principali destinazioni dell’export Moda made in Italy sono Germania e Francia, primo e secondo mercato di riferimento e che presentano rispettivamente un incremento del +2,8% e del +0,9%. A seguire, in terza posizione, troviamo il Regno Unito, che registra una crescita vivace nella misura del +5,3%.

Tra i punti di forza della filiera Moda made in Italy c’è l’attenzione sempre più marcata alla sostenibilità.

Un tema decisivo per il futuro della moda in generale, che è la seconda industria più inquinante al mondo. La filiera italiana ha avuto il merito degli ultimi anni di dimostrare impegno nella riduzione dell’impatto ambientale e nell’introduzione di nuovi metodi di lavorazione meno inquinanti anche a monte della filiera.

Pin It on Pinterest

Share This